Benefici normativi e contributivi: le indicazioni sulle condizioni per la fruizione

Illustrate le modifiche alla disciplina introdotte dall’articolo 29, comma 1 del D.L. n. 19/2024 (INPS, circolare 16 dicembre 2025 n. 150).

A seguito delle modifiche stabilite dall’articolo 29, comma 1 del D.L. n. 19/2024 all’articolo 1 della Legge n. 296/2006 (comma 1175 e introduzione del comma 1175-bis), l’INPS ha illustrato la disciplina relativa alla fruizione dei benefici normativi e contributivi in materia di lavoro e legislazione sociale, le modalità di addebito da parte degli organi di vigilanza delle omissioni/evasioni conseguenti alle violazioni degli obblighi contributivi e assicurativi regolarizzabili o di contestazione delle violazioni amministrative che non possono essere oggetto di regolarizzazione e i termini e la misura del loro recupero da parte dei datori di lavoro.

Pertanto, nella circolare in commento l’Istituto ha precisato, tra l’altro, che le indicazioni fornite con la propria circolare n. 119/1997 devono intendersi aggiornate sia con riguardo al requisito del rispetto dei contratti collettivi nazionali o territoriali di categoria che sono identificati in quelli stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, sia con riguardo all’individuazione delle agevolazioni contributive di cui al comma 2 dell’articolo 20 del D.Lgs. n. 375/1993, che deve avvenire sulla base dei contenuti della circolare n. 5/2008 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ha escluso dal novero dei benefici i regimi di sotto-contribuzione nella medesima individuati.

Le condizioni per la fruizione dei benefici normativi e contributivi (articolo 1, comma 1175, Legge n. 296/2006)

Il primo requisito per la fruizione dei benefici rimane il possesso del DURC. In merito al rispetto degli obblighi di legge, ossia alle specifiche condizioni poste dal legislatore in relazione alla fruizione di un determinato beneficio, degli accordi e contratti collettivi di qualunque livello stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori più rappresentative sul piano nazionale, l’INL, con la circolare n. 3/2017, ha chiarito in via definitiva che le relative violazioni, diversamente da quanto avviene in caso di irregolarità del citato DURC, comportano il recupero dei benefici fruiti dal datore di lavoro solo per i lavoratori per i quali è stata accertata la violazione e per il periodo in cui la stessa si è prodotta.

Il legislatore, novellando il citato comma 1175 dell’articolo 1 della Legge n. 296/2006, ha esplicitato che la fruizione dei benefici normativi e contributivi da parte dei datori di lavoro, oltre alle previste condizioni, richiede anche l’assenza di violazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, nelle quali sono comprese quelle in materia di tutela delle condizioni di lavoro, nonché di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro individuate con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Con riferimento a tali ultime violazioni, nell’evidenziare che l’applicabilità della norma sembrerebbe non richiedere l’adozione del citato decreto, la verifica in merito all’esistenza di provvedimenti di carattere sanzionatorio nei confronti del soggetto richiedente l’agevolazione viene effettuata attraverso l’interrogazione, in cooperazione applicativa, del “Portale Nazionale del Sommerso”.

Pertanto, l’INPS continuerà a fare riferimento all’elenco delle fattispecie riportate nell’Allegato A del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, 30 gennaio 2015.

Le indicazioni operative

Come anticipato, la verifica dell’inesistenza delle violazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, nelle quali sono comprese quelle in materia di tutela delle condizioni di lavoro, nonché di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è effettuata tramite interrogazione, in cooperazione applicativa, del “Portale Nazionale del Sommerso”.

Nelle more del completamento dell’interoperabilità che consentirà il colloquio, nonché della definizione del relativo procedimento, continua a trovare applicazione la previsione in base alla quale il datore di lavoro, ai fini della fruizione dei benefici, è tenuto ad autocertificare al competente Ispettorato territoriale del lavoro la non commissione delle violazioni che, ai sensi dell’articolo 8 del D.I. 30 gennaio 2015, sono ostative al rilascio del DURC per determinati periodi di tempo indicati nell’Allegato A del medesimo D.I.

Le implementazioni della procedura “VerbaliWeb” consentiranno, nell’ambito dell’importo addebitato con il verbale di accertamento, di evidenziare il recupero relativo ai benefici normativi e contributivi in relazione alla tipologia delle violazioni regolarizzabili, ai fini dell’applicazione del regime mitigatorio previsto dall’articolo 1, comma 1175-bis della Legge n. 296/2006.

 

 

CCNL Metalmeccanica Industria: i delegati approvano il rinnovo

Previsto il referendum sul rinnovo il 18,19, 20 febbraio 

Il 16 dicembre si è conclusa l’Assemblea nazionale dei delegati di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil per la valutazione dell’ipotesi di rinnovo del CCNL Metalmeccanici sottoscritta lo scorso 22 novembre.

Durante l’incontro i sindacati hanno evidenziato che il rinnovo è stato raggiunto dopo 40 ore di sciopero e manifestazioni ed interessa oltre 1,7 milioni di lavoratori definendo un aumento sui minimi di 205,00 euro al livello C3, oltre l’Ipca-Nei,oltre l’aumento della  quota dei flexible benefit a 250,00 euro.

Previsti miglioramenti normativi come il contrasto alla precarietà e maggiori tutele sulla salute e sicurezza.

AdE: analisi del nuovo regime transfrontaliero di franchigia IVA

La circolare del 16 dicembre 2025, n.13/E, dell’Agenzia delle entrate ha come oggetto il D.Lgs. n. 180/2024, che recepisce la Direttiva (UE) 2020/285 e la Direttiva (UE) 2022/542, introducendo il nuovo regime transfrontaliero di franchigia in materia di imposta sul valore aggiunto.

La Direttiva (UE) 2020/285 (“Direttiva franchigia per piccole imprese”) modifica la Direttiva 2006/112/CE (“Direttiva IVA”) per quanto riguarda il regime di franchigia transfrontaliero, e il Regolamento (UE) n. 904/2010 per la cooperazione amministrativa e lo scambio di informazioni necessarie alla corretta applicazione del regime speciale.

Il Decreto legislativo 13 novembre 2024, n. 180, dunque, dà attuazione alla direttiva (UE) 2020/285 per quanto riguarda il regime speciale per le piccole imprese e alla direttiva UE 2022/542 per quanto riguarda le aliquote dell’imposta sul valore aggiunto, apportando modificazioni significative che si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2025.

 

In precedenza, fino al 31 dicembre 2024, il regime di franchigia era riservato alle imprese stabilite nello Stato membro in cui l’IVA era dovuta e operava solo in ambito “domestico”. Tale regime consentiva al soggetto passivo di non addebitare l’IVA sulle operazioni attive e di non detrarre l’IVA versata a monte, fruendo di importanti agevolazioni in tema di adempimenti.
Il legislatore unionale ha rivisitato la disciplina in un’ottica di semplificazione globale per le piccole imprese volta a ridurre gli oneri amministrativi e favorire lo sviluppo degli scambi transfrontalieri.

La rilevante novità, in vigore dal 1° gennaio 2025, riguarda l’ampliamento dell’ambito territoriale del regime di franchigia e ciò comporta che al livello “domestico” già esistente (in Italia il c.d. regime forfetario) si aggiunge ora il livello “transfrontaliero” del regime medesimo. 

 

Gli Stati membri che adottano il regime di franchigia domestico, al ricorrere delle condizioni previste, devono concedere tale franchigia anche per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nel loro territorio da soggetti passivi stabiliti in un altro Stato membro. Questi soggetti possono applicare il regime di franchigia transfrontaliero in uno o più Stati membri (diversi da quello di stabilimento), previa apposita identificazione nel solo Stato di stabilimento.

 

Il regime riguarda unicamente le operazioni attive (output), mentre le operazioni passive (input) non sono interessate.

Lo Stato di stabilimento è, in via generale, l’unico con cui il soggetto deve relazionarsi per l’attività ordinaria, inviando la comunicazione preventiva e le comunicazioni trimestrali.

 

Per avvalersi del regime transfrontaliero, il soggetto passivo deve rispettare due soglie di volume d’affari annuo:

  • la soglia di volume d’affari annuo applicabile in ciascuno Stato membro per la franchigia domestica (che non può eccedere 85.000 euro);
  • la soglia di 100.000 euro di volume d’affari annuo nell’Unione.

Il regime è riservato ai soggetti stabiliti nell’Unione europea e non possono aderirvi i soggetti stabiliti al di fuori dell’UE.

Non è possibile applicare il regime di franchigia solo ad alcune operazioni attive nello stesso Stato, ma il contribuente può scegliere di operare in franchigia in certi Stati e applicare le regole ordinarie in altri.
Il soggetto passivo che intende applicare il regime di franchigia in altri Stati (Stati di esenzione) deve chiedere l’autorizzazione al proprio Stato di stabilimento tramite una procedura che si conclude con l’attribuzione del suffisso EX.

Il D.Lgs. n. 180/2024 introduce nel decreto IVA il nuovo Titolo V-ter, Capo I, rubricato “Regime transfrontaliero di franchigia” il quale disciplina:
– la Sezione I (art. 70-terdecies): Definizioni e disposizioni generali;
– la Sezione II (artt. 70-quaterdecies a 70-septiesdecies): Regime di franchigia applicato in Italia da soggetti stabiliti in altri Stati membri (“regime di franchigia per i soggetti non stabiliti”);
– la Sezione III (artt. 70-octiesdecies a 70-duovicies): Regime di franchigia applicato in altri Stati membri da soggetti stabiliti in Italia (“regime di franchigia per i soggetti stabiliti”).

 

I soggetti che aderiscono al regime transfrontaliero di franchigia non esercitano la rivalsa dell’IVA sulle operazioni attive (output) e non hanno diritto alla detrazione dell’imposta relativa agli acquisti (input) afferenti tali operazioni.

Nell’ambito di tale regime l’Italia può rivestire il ruolo di Stato di stabilimento (gestendo l’autorizzazione, il numero EX e le comunicazioni) o di Stato di esenzione.
Sono escluse dal regime transfrontaliero di franchigia le cessioni di mezzi di trasporto nuovi trasportati o spediti in un altro Stato membro e altre cessioni escluse dallo Stato di esenzione.

 

La determinazione del volume d’affari annuo complessivo nell’Unione europea (massimo 100.000 euro) e del volume d’affari annuo realizzato in ciascuno Stato membro è fondamentale. L’articolo 70-terdecies, comma 1, lettera b), del decreto IVA fornisce una definizione ampia di volume d’affari annuo realizzato nell’Unione, comprendendo in esso “il valore totale annuo delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi, al netto dell’IVA, effettuate nel territorio dell’Unione europea nel corso di un anno civile”. In Italia, la soglia di volume d’affari per l’accesso al regime è di 85.000 euro. Concorrono alla determinazione del volume d’affari le cessioni di beni e le prestazioni di servizi territorialmente rilevanti in ogni Stato secondo le norme unionali. Non concorrono, ai sensi del comma 3 dell’articolo 70-terdecies: le cessioni di beni d’investimento materiali o immateriali; e specifiche operazioni esenti ai sensi dell’articolo 10 del decreto IVA (salvo che non abbiano carattere accessorio). È escluso anche il valore degli acquisti nazionali o intracomunitari in cui il soggetto passivo è debitore d’imposta in reverse charge.

 

Regime di franchigia per soggetti stabiliti in Italia
Il decreto legislativo, nel recepire nell’ordinamento domestico il regime di franchigia transfrontaliero applicabile dai soggetti passivi stabiliti nel territorio dello Stato, dispone, all’articolo 70-octiesdecies, comma 139, del decreto IVA, che l’accesso al citato regime è subordinato:

– ad adempimenti procedurali, come la trasmissione di una comunicazione preventiva all’Agenzia delle entrate per richiedere l’ammissione e l’attribuzione del suffisso EX;

– alla verifica dei requisiti stabiliti dallo Stato membro di esenzione;

– al rispetto del requisito unionale di non aver superato la soglia complessiva di 100.000 euro di volume d’affari nell’Unione, sia nell’anno civile precedente, sia nel periodo in corso prima della comunicazione preventiva.

Possono optare per questo regime anche soggetti che in Italia non applicano il regime forfetario, compresi soggetti diversi dalle persone fisiche.

 

Il soggetto deve trasmette la comunicazione preventiva mediante procedura web all’Agenzia delle entrate. L’Agenzia, dopo un riscontro, trasmette la comunicazione agli Stati di esenzione. Se l’esito delle interlocuzioni è positivo, l’Agenzia assegna il suffisso EX (aggiunto al numero di partita IVA) entro 35 giorni lavorativi dalla ricezione della comunicazione preventiva. A partire dalla data di tale comunicazione, il soggetto può effettuare operazioni in esenzione IVA negli Stati per i quali è stato ammesso.

 

I soggetti stabiliti in Italia ammessi al regime devono comunicare all’Agenzia delle entrate, entro l’ultimo giorno del mese successivo a ogni trimestre civile, l’ammontare delle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate in Italia e in ognuno degli altri Stati membri (o l’assenza di operazioni).
Il soggetto passivo deve comunicare il superamento della soglia di 100.000 euro di volume d’affari annuo nell’Unione europea entro 15 giorni lavorativi dal superamento.

 

La cessazione può essere volontaria, con comunicazione tramite aggiornamento della comunicazione preventiva, o obbligatoria. La cessazione obbligatoria avviene se:
– è superata la soglia di volume d’affari annuo prevista dallo Stato di esenzione, o lo Stato di esenzione comunica il venir meno delle condizioni. La cessazione decorre dalla data di esclusione comunicata da tale Stato.
– è superata la soglia di 100.000 euro di volume d’affari nell’Unione europea nel corso dell’anno civile. In tal caso, il soggetto passivo cessa di applicare il regime di franchigia in tutti gli Stati di esenzione a partire da tale momento.
L’Agenzia delle entrate disattiva tempestivamente il suffisso EX quando cessa l’applicazione del regime di franchigia o quando il soggetto ha cessato l’attività.

Regime di franchigia per soggetti stabiliti in altri Stati membri
L’Italia, come Stato di esenzione, concede l’applicazione del regime di franchigia transfrontaliero, in via tendenziale, alle stesse condizioni applicabili al regime forfetario. Sono ammesse a beneficiarne solo le persone fisiche soggetti passivi d’imposta.
Le condizioni di accesso richiedono che il volume d’affari annuo:

  • nell’anno civile precedente non sia stato superiore a 100.000 euro nell’Unione europea;
  • nell’anno civile precedente non sia stato superiore a 85.000 euro nel territorio dello Stato italiano;
  • nel periodo dell’anno civile in corso precedente alla comunicazione preventiva non sia superiore a 100.000 euro nell’Unione europea (e 85.000 euro in Italia).

Sono previste cause di esclusione analoghe a quelle del regime forfetario nazionale. Il soggetto può operare in franchigia in Italia a partire dal giorno in cui ha ricevuto la comunicazione di attribuzione del numero identificativo EX da parte del suo Stato di stabilimento. Il soggetto passivo è esonerato da tutti gli adempimenti IVA, ad eccezione della certificazione dei corrispettivi, conservazione dei documenti e, ove prevista, emissione della fattura. La fattura, se emessa, può essere in forma semplificata, anche se di ammontare superiore al limite ordinario.
Se un soggetto passivo non stabilito supera la soglia di 85.000 euro in Italia, la cessazione avviene dall’anno civile successivo. Se invece supera la soglia di 100.000 euro nel territorio italiano (volume d’affari annuo), la cessazione avviene a partire dall’effettuazione dell’operazione che ha determinato il superamento. In questo caso, il soggetto è tenuto a identificarsi in Italia ai fini IVA per assoggettare a imposta l’operazione che determina il superamento e tutte quelle successive.

 

Regime forfetario nazionale e coordinamento
Il regime di franchigia nella Direttiva IVA si articola su due livelli (nazionale e transfrontaliero) e il soggetto passivo può optare, qualora previsto dal proprio Stato di stabilimento, per l’adozione di entrambi i regimi o scegliere invece quello, tra i due, che più si confà alle esigenze della propria attività.

L’articolo 1, comma 57, lettera b), della Legge n. 190/2014 è stato integrato, prevedendo che i soggetti stabiliti in un altro Stato membro che soddisfano le condizioni applicano il regime forfetario ai soli fini delle imposte dirette. Ai fini IVA, invece, tali soggetti applicano il regime di franchigia transfrontaliero.
I soggetti stabiliti in Italia che adottano il regime forfetario devono monitorare le soglie annue per entrambi gli ambiti (domestico e transfrontaliero):
– soglia di volume d’affari annuo fissata dallo Stato di esenzione e soglia unionale di 100.000 euro (basate sull’ammontare delle operazioni effettuate);
– soglia annua di 85.000 euro di ricavi e compensi incassati (esclusione dall’anno successivo) e soglia annua di 100.000 euro di ricavi e compensi incassati (esclusione immediata dal regime), ai fini della permanenza nel regime forfetario nazionale.
Infine, l’articolo 1, comma 59, della Legge di stabilità 2015 è stato integrato per consentire sia ai soggetti in regime forfetario che ai soggetti non stabiliti che operano in Italia in regime di franchigia transfrontaliera di emettere una fattura semplificata (ai sensi dell’articolo 21-bis del decreto IVA), a prescindere dall’importo.

 

Inoltre, sono state apportate modifiche all’articolo 19 del decreto IVA per tener conto dell’indetraibilità dell’imposta derivante dall’applicazione del regime di franchigia transfrontaliero. In particolare, non è detraibile l’IVA relativa all’acquisto o all’importazione di beni afferenti operazioni realizzate fuori dal territorio italiano “in regime transfrontaliero di franchigia IVA di cui al titolo V-ter”. Per i beni e servizi utilizzati in parte per operazioni in regime transfrontaliero di franchigia, la detrazione non è ammessa per la quota imputabile a tali utilizzazioni.

 

Oltre a ciò, al fine di coordinare le novità in materia di regime di franchigia transfrontaliero con la disciplina del regime del margine di cui al capo IV, sezione II, del D.L. n. 41/1995, ai sensi del nuovo articolo 36, comma 1, i beni ceduti da soggetto passivo d’imposta comunitario in regime di franchigia si considerano acquistati da privati, indipendentemente dallo Stato di stabilimento.

 

L’articolo 3, comma 1, lettera a), del D.Lgs. n. 180/2024 recepisce la Direttiva (UE) 2022/542 limitatamente alle disposizioni in materia di territorialità dell’imposta sul valore aggiunto nel caso di servizi riferiti ad attività che sono trasmesse in streaming o altrimenti rese virtualmente disponibili e di servizi ad esse accessori.

Le modifiche riguardano le lettere a) e b) dell’articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto IVA:

  • alla lettera a), viene specificato che, se i servizi e i servizi accessori si riferiscono ad attività trasmesse in streaming o altrimenti rese virtualmente disponibili, le prestazioni si considerano effettuate nel territorio dello Stato se il committente è domiciliato nel territorio dello Stato o è ivi residente senza domicilio all’estero;
  • alla lettera b), è aggiunto il periodo secondo cui la disposizione relativa alla territorialità non si applica all’ammissione agli eventi se la presenza è virtuale.
    Queste modifiche, in vigore dal 1° gennaio 2025, introducono una deroga al criterio del luogo di esecuzione dell’evento, precedentemente applicabile ai servizi resi a privati (B2C).

Per le prestazioni di servizi rese a committenti non soggetti passivi d’imposta (B2C), se i servizi si riferiscono ad attività trasmesse in streaming o altrimenti rese virtualmente disponibili, sono territorialmente rilevanti in Italia se i committenti risultano domiciliati nel territorio dello Stato o sono ivi residenti senza domicilio all’estero.
Inoltre, per le prestazioni di servizi di accesso a manifestazioni (culturali, artistiche, ecc.) e i servizi accessori connessi, se l’ammissione agli eventi avviene tramite servizi trasmessi in streaming o altrimenti resi virtualmente disponibili, le prestazioni sono territorialmente rilevanti in Italia, a prescindere dal luogo in cui si svolgono, qualora i committenti siano stabiliti nel territorio dello Stato (se soggetti passivi) o siano domiciliati nel territorio dello Stato o ivi residenti senza domicilio all’estero (se privati consumatori).

CCNL Funzioni locali: resoconto dell’incontro sul rinnovo contrattuale

Tra i temi trattati ci sono la revisione del sistema di classificazione del personale e la volontà di garantire aumenti dell’11,18% già dal 2027

La Uil-Fpl ha reso noto, mediante nota stampa del 12 dicembre 2025, l’esito dell’incontro tenutosi insieme alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome circa l’avvio delle disposizioni per il rinnovo del CCNL Funzioni locali 2025-2027. Sebbene si sia trattato di un primo incontro, la volontà è quella di rafforzare la contrattazione e restituire dignità sociale e professionale alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore. 

Nel corso del meeting, la Uil-Fpl ha ribadito la necessità di avere risorse aggiuntive, di effettuare un intervento strutturale sulla polizia locale e sul settore scolastico ed educativo. Inoltre, è stata evidenziata l’importanza di istituire nuove sezioni contrattuali per gli enti privi di dirigenza. Importante è anche la revisione del sistema di classificazione, con il riconoscimento dell’Area delle Elevate Qualificazioni come vero inquadramento contrattuale. È stata evidenziata la volontà di chiudere entro il 2026 la parte economica del contratto, in modo tale da garantire aumenti dell’11,18% già dal 1° gennaio 2027, oltre alla necessità di rendere pienamente esigibile il Fondo dei 100milioni, individuando l’istituto contrattuale più adeguato. 

Pensionati: pagamento dell’importo aggiuntivo e della quattordicesima

L’INPS ha completato le elaborazioni utili al pagamento d’ufficio dell’importo aggiuntivo e della cosiddetta “quattordicesima” in favore dei pensionati aventi titolo nel secondo semestre dell’anno 2025 (INPS, messaggio 15 dicembre 2025, n. 3781).

Si tratta, come noto, di due importanti benefici che verranno erogati con la pensione di dicembre 2025: l’importo aggiuntivo di 154,94 euro – di cui all’articolo 70, comma 7, della Legge n. 388/2000 – e la cosiddetta “quattordicesima” – prevista dall’articolo 5, commi da 1 a 4, del D.L. n. 81/2007, convertito, con modificazioni, dalla Legge n. 127/2007, come modificato dall’articolo 1, comma 187, della Legge n. 232/2016.

 

L’importo aggiuntivo è un bonus che spetta a chi ha una pensione compresa tra 7.844,20 euro e 7.999,14 euro annui e rispetta specifici limiti reddituali:

 

– reddito personale fino a 11.766,30 euro;
– reddito familiare, se coniugati, fino a 23.532,60 euro.

 

Il pagamento è stato effettuato in via provvisoria e sarà verificato successivamente sulla base dei redditi dichiarati. Per le pensioni con decorrenza infrannuale, l’importo aggiuntivo è stato attribuito in dodicesimi e il limite di reddito è stato rapportato ai mesi di percezione della pensione. Nel caso in cui la pensione con decorrenza infrannuale sia abbinata con altra pensione con decorrenza anteriore, l’importo è stato attribuito per intero, se spettante, considerando i limiti annuali. 

 

Per le pensioni gestite nei sistemi proprietari della Gestione pubblica ed ex INPGI il pagamento viene effettuato a cura delle Strutture territoriali competenti dell’INPS, previa verifica della sussistenza di tutti i requisiti richiesti.

 

La somma aggiuntiva, nota come “quattordicesima”, è stata riconosciuta a 149.580 beneficiari che hanno perfezionato i requisiti nel secondo semestre 2025. Nello specifico, il beneficio spetta ai pensionati che hanno compiuto 64 anni tra agosto e dicembre 2025 e ai nuovi pensionati del 2025, sempre nel rispetto dei limiti reddituali previsti.

 

Anche per la platea dei soggetti aventi titolo nel secondo semestre 2025 sono stati applicati i limiti reddituali al tasso definitivo del + 0,80%, utilizzato per l’elaborazione centrale relativa al mese di luglio 2025.

 

I pensionati interessati troveranno i dettagli sul cedolino di dicembre 2025 e riceveranno notifiche digitali via email, App IO e nell’area personale “MyINPS”, se hanno fornito i propri contatti.