
Soddisfazione dei sindacati per le nuove regole ma resta l’allarme sui salari
Lo scorso 3 dicembre 2025 le Organizzazioni sindacali Fp-Cgil Mantova, Cisl Mantova, Uil Mantova, Centrali Cooperative Mantova e le Associazioni datoriali Confcooperative Mantova, Legacoop Lombardia hanno siglato il rinnovo del contratto integrativo territoriale per la cooperazione sociale della provincia di Mantova, coinvolgendo circa 5.500 lavoratori di cui il 90% donne.
L’accordo, che entra in vigore il 1° gennaio 2026, ha l’obiettivo di stabilire regole più chiare, omogenee e trasparenti per il settore.
La Sigla sindacale Fp-Cgil Mantova ha espresso piena soddisfazione e ha evidenziato i tre punti principali:
– la stabilizzazione definitiva della Banca Ore che supera la fase sperimentale e viene estesa in modo definitivo anche alle cooperative di tipo B.
– il rafforzamento del controllo del Comitato Misto Paritetico Provinciale che avrà strumenti di controllo reali e potrà richiedere i saldi della Banca Ore in qualsiasi momento, superando le precedenti verifiche semestrali.
– la tutela del diritto allo studio con l’inclusione, nelle 150 ore di permesso studio già previste, includono ora anche i tirocini obbligatori necessari per l’ottenimento di un titolo di studio. Inoltre, anche le 100 ore previste dall’art. 70 possono essere utilizzate per tirocini legati a percorsi di riqualificazione professionale.
Altri elementi rilevanti dell’accordo riguardano: smart working per il quale è previsto l’uso esclusivo di dispositivi aziendali e l’introduzione di un sistema di monitoraggio su adesioni, orari, diritto alla disconnessione e sicurezza; sicurezza sul lavoro per la quale è stato introdotto un vademecum vincolante relativo all’elezione dei RLS.
Il contratto aggiorna, inoltre, le norme su precettazione e contingenti in caso di sciopero, tempi di vestizione e conferma il Premio Territoriale di Risultato e chiarisce le procedure nei cambi di appalto.
Infine i sindacati sottolineano, nonostante la soddisfazione espressa, che resta senza soluzione la questione salariale e che le retribuzioni attuali non riflettono la complessità delle attività svolte nel lavoro sociale. Pertanto, per sostenere il settore, sono necessari investimenti pubblici maggiori.











